venerdì 28 dicembre 2012

COME ALLEVARE A MANO UN AGAPORNIS



1 Allevare a mano i piccoli?In questi ultimi anni sta diventando una vera moda allevare piccoli di
inseparabili a mano ed è anche, per chi la pratica, un'attività molto
redditizia in quanto il suo prezzo può essere anche tre volte superiore al
prezzo abituale di mercato. Lo scopo di una simile pratica è di avere un
animale da compagnia particolarmente docile e discreto ed anche molto
meno impegnativo di un cane o di un gatto. Infatti, in caso di stanchezza
o di assenza da parte nostra, lo si può comodamente chiudere in gabbia.
Noi siamo fortemente contrari all'uso di questa pratica a meno che essa
non sia richiesta da reali necessità e ciò perché, in base alla nostra
esperienza, soprattutto i soggetti allevati a mano e isolatamente da altri
piccoli sono talmente legati all'uomo che fanno fatica successivamente ad
accettare di vivere con i propri simili e quindi di riprodursi e, anche se a
volte ci riescono, all'inizio non sono quasi mai dei bravi genitori capaci di
allevare a loro volta la propria prole. Naturalmente non mancano
eccezioni, ma, ricordiamoci, sono pur sempre eccezioni! Sarebbe
opportuno invece allevare in gruppo questi soggetti. In questo modo si
otterrebbe tanto un buon legame con l'allevatore quanto un buon legame
con gli altri uccelli. Inoltre in caso di una nostra prolungata assenza il
piccolo inseparabile non sentirebbe troppo la nostra mancanza e
continuerebbe a giocare e vivere con i suoi simili.

Riteniamo invece che i piccoli inseparabili possono essere allevati a mano
in caso di abbandono da parte dei genitori o quando una coppia non ben
assortita, in cattiva salute o troppo giovane incontra delle difficoltà nel
fare fronte agli impegni parentali. Se in quel momento non abbiamo altre
nidiate in cui inserire gli abbandonati, sarà necessario procedere
all'allevamento a mano. Bisogna tuttavia sapere che la sopravvivenza di
quei piccoli dipende dalla nostra disponibilità di tempo, dalla pazienza e
soprattutto dalla nostra competenza perché dal momento in cui essi
vengono prelevati dal nido diventano totalmente dipendenti da noi.
Quindi se per qualsiasi motivo pensiamo di non poter nutrire
adeguatamente i nostri piccoli Agapornis, non esitiamo a lasciarli con i loro
genitori: saranno forse meno docili ma sicuramente saranno vivi! La
vostra coppia di Inseparabili saprà allevare benissimo la sua prole con
nostra massima soddisfazione: generalmente essi sono degli ottimi
genitori.
2. L'età ideale per iniziare ad allevare a mano e le strutture.Il momento ideale per cominciare l'allevamento a mano è quando i piccoli
raggiungono un'età compresa tra i 14 e i 21 giorni di vita. Prima dei 14
giorni, infatti, essi hanno bisogno anche di un pasto notturno in quanto
avendo un gozzo piccolo e poco capiente devono mangiare poco e
spesso.

Dopo i 21 giorni, invece, alcuni piccoli si adattano con una certa
difficoltà ad accettare sia un nuovo modo di essere alimentati che ad
assumere nuove pappe e ciò perché in essi l'imprinting parentale è stato
già acquisito ed è molto più evidente.
Per procedere nell'allevamento a mano è necessario avere a disposizione
un'incubatrice, un termometro, un igrometro, della carta assorbente, un
buon disinfettante e un recipiente in cui tenerli. In commercio esistono
delle ottime incubatrici ma anche una gabbia riscaldata o gabbia
infermeria fatta artigianalmente va bene. L'importante è che temperatura
e umidità siano quelle giuste. All'inizio sarà indispensabile controllare
spesso i valori di entrambi e procedere al loro aggiustamento osservando
oltre che il termometro anche il modo in cui i piccoli si posizionano l'uno
rispetto all'altro. Infatti se la temperatura è:
· t
roppo elevata: essi hanno il becco aperto, ansimano e si tengono
distanti l'uno dall'altro;
· troppo bassa: essi sono raggruppati e letargici.
· ideale: essi sono uno accanto all'altro senza stringersi.

Ma quale è la temperatura ideale? Essa non è sempre la medesima ma
varia con il variare dell'età. D'altra parte i genitori stanno molto tempo
con i piccoli quando essi hanno pochi giorni per poi gradualmente
abbandonarli per periodi di tempo sempre più lunghi man mano che si
ricoprono di piume prima e di penne poi. Per tarare in modo corretto la
nostra incubatrice possiamo fare riferimento al seguente schema:
· I piccoli di due o tre settimane (senza piumino) hanno bisogno di
una temperatura di 31-34 °C.
·
I piccoli con piumino necessitano di 29-31°C.
· I piccoli con le piume necessitano di 25-28°C.

Naturalmente un solo piccolo nell'incubatrice avrà bisogno di maggior
calore
Per assicurare la giusta umidità si può inserire nell'incubatrice un bicchiere
o una vaschetta con una salvietta bagnata che dovrà essere rinnovata
ogni giorno, per permettere di ottenere l'umidità necessaria per i piccoli
(minimo 55%).
All'inizio, quando sono ancora molto piccoli e si muovono poco, per
contenerli si potrà utilizzare un contenitore di dimensioni ridotte. Una
ciotola simile a quella comunemente usata per prendere il latte va più che
bene per tenervi due o tre piccoli di pochi giorni. Sul fondo va sistemata
della carta assorbente. E' importante tenere meticolosamente pulita sia
l'incubatrice che il recipiente dove sono sistemati i piccoli. La carta va
sostituita regolarmente dopo ogni imbeccata soprattutto se ci sono più
piccoli insieme.

E' necessario inoltre cambiare la superficie del loro ambiente con il
cambiare dell'età. Tolti dalle ciotole piccole possono essere messi in ciotole
sempre più grandi fino ad essere introdotti progressivamente, verso le 4 o
5 settimane, in una piccola gabbia dotata di un posatoio (il più basso
possibile) mettendovi a loro disposizione anche qualche piccolo gioco. A
questa età sono curiosi e attivi: sviluppano la loro agilità per spostarsi e
imparare a tenersi in equilibrio sul posatoio. E' una tappa importante da
superare per il futuro adattamento a una gabbia più spaziosa che sarà la
loro nuova dimora
3. L'alimentazione: contenuti e mezzi.
Per alimentare i piccoli inseparabili bisogna dotarsi del seguente
materiale:
·
Termometro
· Siringhe per somministrazione orale (10 cc.)
· Cucchiaino (facoltativo)
· Frusta piccola
· Carta assorbente
· Soluzione di VIRCON (0,5%)
· Crema d'allevamento
Per nutrire i nostri piccoli dobbiamo acquistare dei prodotti specifici
facilmente reperibili in commercio presso i negozi di animali ma si
possono anche usare prodotti ad uso pediatrico a base di cereali a cui
possiamo aggiungere, per elevare il valore proteico, creme a base di
legumi. Tutti questi prodotti hanno la proprietà di mescolarsi molto
facilmente con l'acqua calda. In genere e salvo casi particolari non è
necessario aggiungere a questi prodotti altre sostanze come vitamine, sai
minerali o aminoacidi essendo essi ben equilibrati. E' molto importante
invece non riutilizzare mai per il pasto successivo quanto avanzato da
quello precedente e ciò per evitare il formarsi di batteri se esso è
conservato nel frigorifero o se riscaldato con il forno a micro-onde. Inoltre
se il composto è riscaldato nel forno a microonde può verificarsi un
pericolo ancora maggiore. Infatti poiché la temperatura del forno non è
mai uniforme, c'è il rischio, in fase di alimentazione, di causare delle
bruciature nel gozzo dei piccoli. Queste bruciature interne poi possono
essere letali o generare la formazione di funghi e di mughetto in tutto
l'apparato digestivo dei piccoli.
Ma quanta pappa bisogna preparare?La quantità di crema da preparare per ogni pasto dipende naturalmente
dal numero dei piccoli da alimentare. Con la pratica si finisce per
conoscere abbastanza bene la quantità d'acqua richiesta e la quantità di
polvere da diluire. E' necessario comunque aggiungere all'acqua calda la
giusta quantità di polvere e mescolare molto bene con una frusta in modo
da eliminare ogni grumo che potrebbe otturare la siringa, se si usa questa
per l'alimentazione.

Il giusto composto per allevare i piccoli non deve essere né troppo liquido,
nel qual caso risulta compromessa la crescita dei piccoli, né troppo densa
perché scenderebbe con difficoltà nell'esofago verso il gozzo. Esso deve
essere cremoso ma un po' meno denso di un budino, di densità simile a
una composta di mele o a una crema liscia al punto giusto da poter
scorrere con facilità.

Inoltre bisogna badare anche che esso sia caldo al punto giusto perché se
troppo caldo, rischia di ferire gravemente l'esofago e il gozzo, provocando
lesioni interne, se invece è troppo freddo, c'è il rischio che i piccoli rifiutino
il cibo. La giusta temperatura finale del composto deve essere tra i 37-
38°C. Per evitare poi che durante la somministrazione del cibo esso
diventi troppo freddo occorre avere a disposizione o uno scalda biberon o
una ciotola di acqua calda in cui immergere il contenitore della pappa.
Infine, dopo ogni pasto, bisogna pulire meticolosamente ogni utensile. La
siringa può essere conservata in una soluzione di VIRCON allo 0.15 % e
prima di essere nuovamente usata essa va risciacquata molto bene. Lo
stesso prodotto serve per disinfettare i contenitori dei piccoli perché è un
anti-fungo, un anti-virus e un anti -batterico molto efficace.
4. Alimentazione dei piccoli.Nutrire un piccolo a mano è un'attività molto piacevole anche se richiede
molta attenzione, tempo e disponibilità.
E' importante prendere i piccoli in mano regolarmente, coccolarli e
parlargli dolcemente. Riconoscere la nostra voce sarà per loro molto
rassicurante. Questi contatti devono ripetersi in modo costante, durante e
soprattutto al di fuori del momento del pasto. I piccoli apprezzeranno
molto queste attenzioni e ce ne chiederanno altre con nostra grande
soddisfazione.
Nutrire i piccoli con la siringa o con il cucchiaino dipende solo da noi: sta a
noi decidere quale metodo sia, anche per noi, il più appropriato.
L'importante è che ci sentiamo a nostro agio. I due metodi presentano
entrambi vantaggi e inconvenienti. Eccoli:
Ø
Metodo con il cucchiaino:· La quantità ingerita dai piccoli è approssimativa.
· Perdita troppo rapida di calore del composto.
· Il piumaggio si sporca.
· Può essere utile per dei piccoli più cresciuti.

Ø Metodo con la siringa.
·
Quantità precisa ingerita dai piccoli.
· Il composto mantiene il calore.
· Il piumaggio non si sporca.
· A volte si possono formare delle bolle d'aria: è importante eliminarle
prima di alimentare i piccoli.
Alcuni allevatori rimproverano a questo metodo, molto preciso ed efficace,
di impedire un contatto più stretto con i piccoli. Se ciò è vero, si può
rimediare facilmente dedicando loro per più tempo e più spesso le nostre
attenzioni e le nostre coccole.
Prima di prendere i piccoli per nutrirli o giocare con loro è consigliabile
riscaldarsi le mani: il contatto con le dita fredde li indispone.
Ogni mattina poi è bene pesare i piccoli e registrare la curva del peso. Un
piccolo che non ingrassa o che dimagrisce deve essere visto da un
veterinario.
Quanti pasti al giorno?La frequenza dei pasti dipende dall'età dei piccoli. Prima del pasto il gozzo
deve essere quasi vuoto. Un gozzo che tarda a vuotarsi è indice di un
serio problema che va affrontato con l'aiuto del veterinario.
Anche la quantità del composto da somministrare dipende dall'età e dalla
grandezza del piccolo. Un gozzo pieno è teso senza essere troppo duro
(da evitare) e ai lati del collo si forma una gobba. Anche se il nostro
piccolo ghiottone domanda ancora cibo, dobbiamo smettere di dargliene.
Un gozzo duro e disteso può causare dolore e fa stare il piccolo a disagio.
Dovrà pazientare fino al pasto successivo.

E
tà del Soggetto Numero dei pasti quotidiani
dai 05 ai 20 giorni di età n°5 imbeccate al dì (7.30-11-15-19-23)
dai 20 ai 30 giorni di età n°4 imbeccate al dì (7.30-13-18-23)
dai 30 ai 40 giorni di età n°3 imbeccate al dì (7.30-15-23)
dai 40 ai 45 giorni di età n°2 imbeccate al dì (7.30-20)
dai 45 ai 50 giorni di età n°1 imbeccata al dì
Quando passate a 3 imbeccate cominciate a mettergli un pezzetto di spiga di panico ed una ciotolina con dei semini (come quelli che usano i cocoriti) ed anche del pastoncino all'uovo.......

Per alimentare a mano un piccolo inseparabile è necessario stimolarlo a
chiedere l'imbeccata e per far ciò gli si può dolcemente sollevare la testa
tenendola tra il pollice e l'indice e stimolargli il becco toccandolo
gentilmente con le dita dell'altra mano. Ottenuto ciò si introduce la siringa
inclinandola in modo da costringerlo ad alzare la testa. Il composto così
scorrerà meglio dentro l'esofago. Per evitare di introdurre il cibo nella
trachea con conseguenze letali è necessario dirigere la crema verso il lato
destro della bocca perché è da lì che comincia l'esofago.
Durante l'imbeccata è importante seguire il ritmo impresso dal nostro
piccolo senza introdurre a forza il composto. Un piccolo in buona salute
inghiotte il cibo senza farsi pregare.
Dopo ogni pasto bisogna rimuovere dal becco e dalle piume gli eventuali
resti di cibo che fossero fuoriusciti. Un'igiene accurata è di fondamentale
importanza per la buona salute dei piccoli e per la loro estetica. Non c'è
spettacolo più brutto che vedere piccoli inseparabili con le piume
letteralmente incollate tra loro dai resti della crema di alimentazione.
Pensate invece a quanto sono belli i piccoli alimentati dai loro genitori!
Inoltre è di fondamentale importanza pulire e disinfettare gli strumenti
utilizzati e riporre la siringa nella soluzione di disinfettante. E' necessario
ricordarsi poi di sciacquare bene la siringa prima di riutilizzarla perché i
piccoli non devono inghiottire la soluzione. E' consigliabile pertanto avere
più siringhe a portata di mano.
Tra le siringhe disponibili sul mercato sono da preferire quelle da 10 cc.
5. Lo svezzamento
A partire dalla seconda settimana i piccoli non hanno bisogno di mangiare
durante la notte. Possono attendere fino al mattino.
In media essi assumono le seguenti dosi di cibo e ai seguenti intervalli di
tempo:
Ø
piccoli senza piumino: da 4 a cc ogni tre ore
Ø piccoli con piumino. Da 5 a 8 cc ogni 4 ore
Ø piccoli con le piume: da 7 a 10 cc per 4 volte al giorno
Controllare sempre, tastandolo con una leggera pressione delle dita, che il
gozzo riempito sia teso senza però essere duro. Naturalmente le quantità
sopra indicate non sono dogmatiche e possono, a giudizio dell'allevatore,
variare da piccolo a piccolo. Tuttavia ci permettiamo consigliare di non
superare la quantità di 10 cc.
A partire dalla quinta settimana si comincia a diminuire la frequenza dei
pasti. Da 4 pasti al giorno si passa a 3 pasti al giorno e poi a 2 e infine a
uno fino al completo svez-zamento. L'ultimo pasto da eliminare sarà
quello della sera prima di andare a dormire. Questa è una misura
precauzionale tesa a garantire che il piccolo non si addormenti a
stomaco vuoto qualora abbia mangiato poco durante il giorno.
Come regola generale i piccoli saranno completamente svezzati tra la 7° e
la 10° settimana, ma naturalmente ci saranno sempre dei piccoli che si
renderanno autonomi più precocemente di altri e piccoli che invece
cercheranno di prolungare ulteriormente l'alimentazione a mano con loro
grande piacere.

Per incitarli e incoraggiarli a nutrirsi da soli sarà opportuno mettere a loro
disposizione fin dalla 4° settimana una scodella con del cibo tenero e una,
ovviamente non troppo piena per evitare incidenti, con dell'acqua. Inoltre
un po' di cibo può essere sparso anche per terra. Curiosi come sono essi
non tarderanno a interessarsi ad esso e a cominciare a beccarlo.
Naturalmente una tale pratica prevede un cambio più frequente nell'arco
della giornata del fondo della gabbia per evitare che il cibo possa essere
sporcato con le loro feci e quindi ingerito. Non appena i piccoli si
abitueranno a mangiare nella scodella si smetterà di porre il cibo sul fondo
della gabbia.

Un ulteriore accorgimento da seguire è di porre nella gabbia diverse
mangiatoie a varie altezze. Se in gabbia sono presenti più piccoli, questo
accorgimento permetterà a ciascun piccolo di avere la sua razione di cibo
e li aiuterà quindi a svezzarsi più facilmente. Possiamo considerare i piccoli
completamente svezzati quando, nonostante i nostri tentativi di nutrirli,
essi rifiuteranno la crema con cui sono stati fino ad allora alimentati.
Bisogna tuttavia controllare che essi si alimentino adeguatamente e, se il
caso, intervenire per evitare inutili perdite. Sarebbe veramente un
peccato perderne qualcuno dopo aver fatto tanti sacrifici di tempo e di
denaro per allevarli.

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